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      Ah, Clorinda! Che conforto eri per questi miei ultimi anni di vita!
      - La conosceva da molto?, domandò Macario.
      - Da molto, sì. Donna generosissima. Rammento che, fin dai primi tempi della nostra amicizia, volle lasciarmi un suo cocente ricordo. Ed ella, caro Macario, come sta di salute?
      - Non per vantarmi, ma mi sento forte come un toro.
      - Capisco! Capisco! Savio paragone! Ma bisogna proprio credere ch'ella sia nato con la camicia!
      - Perché, scusi?
      - Perché... perché... ha una moglie dalla bontà smisurata come l'oceano. Birbante d'un Macario, che è riuscito a rimanersene a galla!
      - Cioè?
      - Niente! Un'idea! Già, le zucche non affondano mai!
      E il buon vecchio se ne andò scuotendo la testa, mentre Macario chiedeva ansiosamente a sé stesso qual senso racchiudessero le parole enigmatiche.
      Ma, trascorso qualche altro giorno, un misterioso focherello si accese nel corporeo involucro dello sposo e, a poco a poco, lo riscaldò in modo da arroventare anche l'anima, riempiendola di paure e di dubbi.
      - Sarebbe, questa, una punizione dei miei peccati?, gemeva Macario: e le fiamme dell'inferno comincierebbero la lor opera di giustizia dove, appunto, fu commessa la colpa?
      Ma il venerando esculapio, chinati gli occhi e gli occhiali a un diligente esame, sentenziò:
      - Questo non è brucior demoniaco, bensì segno di ubbidienza alle leggi ed ai testi, i quali impongono che i beni di ciascun coniuge siano messi in comune con l'altro.
     
      XIII
     
      Il primo litigio fra i due sposi scoppiò per più gravi motivi, che non fosser quelli della comunione dei beni.


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Il beato Macario
Romanzo mattacchione
di Pierangelo Baratono
pagine 59

   





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