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      Incalzato di stanza in stanza, Macario giunse, alla fine, nell'anticamera: e, non scorgendo altra via di salvezza, abbandonò con cuore greve ed agili gambe la casa.
      Una sola creatura esisteva, degna di confidenza e capace di porgere aiuto in così scabrosa occasione: Undimilla. E Macario, con le lagrime agli occhi e il singhiozzo nella voce, riversò la propria pena entro il roseo orecchio della vergine pietosa.
      - Non crucciarti, disse costei: tua moglie udrà dalle mie labbra le parole della saggezza e, cacciato via l'ospite prepotente, s'affretterà a permetterti un ritorno trionfale nel nido della felicità.
      Così parlò Undimilla. Ma trascorsero i giorni senza che la vergine, chiusa entro la rocca nemica, dèsse cenno di resa sventolando dalla finestra un bianco pannolino. Infine, le ambasciate sollecitatrici ottennero che la fanciulla concedesse udienza all'orbato sposo nella stanzetta della portineria.
      Fiera apparve Undimilla: e aggressiva si dimostrò. E, all'infinocchiato e plorante Macario, gridò la condanna senza appello:
      - Hai torto, torto marcio! L'ospite si è rivelato ricco di qualità, degne del massimo onore e rispetto. E, benché sia un cagnolino, ha linguaggio espressivo più di qualunque uomo.
      Paragone con Gioseffo ebreo
     
      Gioseffo ebreo, trovandosi in procinto d'impalmare una gentil donzella, ma non avendo ancora consumato il matrimonio, ricevette la visita dei molti amici della sposa, i quali piangendo gli dissero:
      - Beato te, beato te, che possiederai un consimil tesoro.
      Ed egli, che pietoso era e di cuor mite, si volse al gruppo dei ploranti e rispose:


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Il beato Macario
Romanzo mattacchione
di Pierangelo Baratono
pagine 59

   





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