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      Santo era Macario; né avrebbe potuto opporre diniego a una così pia preghiera. Iniziò dunque un colloquio che, tra ammonimenti e confidenze, si protrasse quasi fino all'ora di cena.
      - Ma tu permettimi di dare un solenne addio al peccato, concluse il rispettabile neofita.
      - E come sarà questo addio?, chiese Macario.
      - Ecco. Avrà, per antipasto, tortellini di burro schietto e pimentati salumi e acciughe di forte aroma.
      - O peccatore!, gemette Macario pensoso.
      - Poi, ravioli pingui di carne tritata saran deposti, ancor fumiganti, sovra la mensa. E un denso intingolo di fegatini li renderà ancor più dilettevoli.
      - O peccatore!, gemette Macario rabbrividendo.
      - Poi, un candido pesce profumerà, caldo, le nari, immerso nel salutifero bagno di una gialla salsa ben condensata.
      - O peccatore!, gemette Macario sussultando.
      - Poi, sottili fette di morbida carne arrotolata prometteranno la saporita sorpresa di una mescolanza di prosciutto e di prezzemolo e di altre ghiotte droghe, racchiuse nel lor tiepido ventre. E avranno, d'attorno, verdolina grazia di piselli misti, anch'essi, a purpureo prosciutto.
      - O peccatore!, gemette Macario contorcendosi un poco.
      - Quindi, un'anglica zuppa mostrerà la bianca soffice superficie di panna, arabescata da fregi di grigia cioccolata che, incrociandosi, formeranno castone per le gemme delle frutta candite. E, nell'interno, strati di creme solcheranno la massicciata dell'iberico pane.
      - O peccatore!, gemette Macario, asciugandosi la fronte madida di sudore.
      - Poi, vellutate pesche e albicocche color d'oro e banane dalla polpa simile a carne formeran monte sovra un vassoio.


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Il beato Macario
Romanzo mattacchione
di Pierangelo Baratono
pagine 59

   





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