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      - Perché sfoghi l'iroso temperamento bastonando codesta tua dolce consorte?, rimbrottava collocandosi in mezzo a due coniugi in lite.
      E il ciuco drizzava le orecchie, e il bimbo spalancava gli azzurri occhi, e la donna cessava di lacrimare. Ma né il bastone né i pugni né la frusta interrompevano il lor lavoro: soltanto la vittima mutava e, anziché una moglie o un bimbo o un somaro, si chiamava Macario.
      I patimenti del corpo alimentavano e irrobustivano ancor più la fermezza dell'anima. E molte occasioni diedero a questa il modo di rivelare la propria inflessibilità. Un malandato giovane si presentò, un giorno, innanzi a Macario.
      - So, per pubblica voce, che tu ti opponi alla violenza, disse: e poiché mi trovo nella dura necessità di morire per fame o di aggredire, in un angolo di strada, un passante, ti supplico di porgermi aiuto ond'io non commetta violenza contro altrui.
      - Aiuto spirituale, certo, o giovane, rispose sereno Macario. Siedi, dunque, ed ascolta parola di pace.
      Ma il giovane non sedette; anzi, uscì furibondo. E il grido di un passante, nella notte, dimostrò ch'egli era ancora acerbo per le parole di pace.
      Un commerciante anziano ricorse, come a un santo, a Macario.
      - So, per pubblica voce, che tu ti opponi alla violenza, disse: e poiché gravi dissesti, non da me causati, mi pongon nel doloroso dilemma di rimaner disonorato o di uccidermi, prego che un tuo generoso aiuto mi salvi dal commetter violenza contro me stesso.
      - Aiuto morale, certo, o uomo dabbene, rispose mite Macario.


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Il beato Macario
Romanzo mattacchione
di Pierangelo Baratono
pagine 59

   





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