Pagina (55/59)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E la figlia riaccompagnava, poi, gentilmente fino alla porta i visitatori. Un giorno pervenne a Macario una lettera così concepita:
      O uomo pio, le tue vicine di alloggio, conoscendoti così virtuoso e verace e soffrendo gravi incertezze nei riguardi della lor vita, supplicano che tu, benigno, sciolga ogni dubbio col dire alla madre e alla figlia qual nome abbia la lor professione
      .
      Macario, con mano ferma, scrisse sotto la lettera due parole, firmò e rimandò la missiva.
      Ma, alla seguente alba, fu svegliato da fieri colpi sull'uscio. E, dato il passo, si vide porgere da un tetro uomo un foglietto, dal quale si deduceva che "visti e considerati i documenti ecc. e udite le parti lese" il pio martire era chiamato a rispondere di ingiurie e di diffamazione.
      Esperti legulei accorsero a porgere consiglio. Ma, esaminato il caso e fatte le debite ponderazioni, ognuno scrollava melanconicamente la testa, guardando volta a volta Macario e la cassa-forte, nella quale egli avea riposta e teneva ben custodita la pecunia. Ed ecco giungere il momento fatale; ecco il reo presentarsi, dimagrito e perplesso, innanzi al magistrato.
      - O uomo, che cosa avete da dire in vostra discolpa?
      Macario guarda le accusatrici, esita, poi con impeto risponde:
      - Nessuna ingiuria ho scritta. E la mia colpa, giuro, fu semplice colpa di omissione.
      - Come spiegate, dunque, o uomo, l'epiteto rivolto alla madre?
      - Volevo definirla, giuro: donna mezzana di età.
      - E come giustificate l'epiteto rivolto alla figlia?
      - Volevo chiamarla, giuro: fanciulla degna, per i modi e la leggiadria, di vivere in Corte.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il beato Macario
Romanzo mattacchione
di Pierangelo Baratono
pagine 59

   





Macario Macario Corte