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      È vero che questo, sentendo scorrer nelle vene il sangue degli antichi baroni, si compiaceva talvolta, specie trattandosi di fanciulle senza mezzi ma con gradevole fisico, di usare del diritto cosciatico o di prima notte che dir si voglia. Ma un principe, anche se si viva in tempi democratici, rimane sempre un principe; e, d'altra parte, non era assolutamente provato che Sua Eccellenza incognita fosse stato il primo ad aprire la strada.
      Le faccende procedettero senza intoppi per qualche tempo. Alla lunga, però, alcuni piccoli commercianti chiesero notizie, se non dei lor capitali, almeno degli interessi. "Ingrossano il capitale!", rispose il nostro uomo sorridendo bonariamente. Lì per lì, nessuno osò ribattere sillaba. Ma nuove domande non tardarono ad elevarsi. Chi aveva bisogno di quattrini per comprare una certa merce, chi doveva pagare un debito sorto come un fungo dalle nebbie del passato, chi sentiva l'imperioso bisogno di fare un viaggetto con la famigliuola. "Le assicuro, Eccellenza: un'occasione unica. Guai se me la lascio sfuggire." "Eccellenza, per carità mi aiuti, altrimenti quel cane manda gli uscieri in bottega!" "Se sapesse, Eccellenza, che voglia ha mia moglie di distrarsi!" Il nostro uomo rispondeva, facendo burlescamente il vocione: "Matti, tre volte matti! Volete che sciupi ogni cosa realizzando adesso il vostro capitaluccio? Sarebbe un vero delitto!".
      Sì, ci volevan altro che parole! Quelli tempestavano più di prima: e, intanto, cominciava a propalarsi qualche brutta voce, sorda sorda sul principio, poi a poco a poco sempre più grossa e minacciosa.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





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