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      Si discutevano i discorsi e gli atti di Sua Eccellenza incognita! Qualcuno dubitava, persino, della sua cassaforte! Ben presto, ogni luogo di riunione del ceto medio sì trasformò in una bolgia, nella quale si udivano strida e imprecazioni, proprio come in quelle infernali, e si vedevano le persone saltare e contorcersi punto per punto a mo' dei dannati. Furono inviati messi a pregare, a scongiurare per tutti i santi del Paradiso. Il nostro uomo li riceveva con festa, dimostrava in modo chiaro chiarissimo il loro torto, ne asciugava le lagrime e li rimandava con Dio. Furono spedite ambascerie numerose. Il nostro uomo le conduceva davanti alla cassaforte, batteva con le nocche sui lastroni d'acciaio, sorrideva e le riaccompagnava fino alla porta.
      In fine, si deliberò di ricorrere ai grandi mezzi. E Sua Eccellenza incognita fu chiamato dal giudice. Quanto alla cassaforte, i modesti capitalisti la fecero aprire e vi trovarono, disposte in bell'ordine, un migliaio di letterine femminee. Alcuni fra essi, anzi, riconobbero, qua e là, le scritture; ma non ebbero tempo d'occuparsene. Eh, bisognava pensare a ben altro!
     
     
     *

     
      Il giudice non sapeva che pesci pigliare. Sua Eccellenza incognita era rimasto tale malgrado i più stringenti interrogatorii e le più accurate ricerche. Inoltre, aveva dimostrato in modo inconfutabile che le somme affidategli stavano fruttificando in una impresa letteralmente colossale. "Di che si tratta?", aveva domandato il giudice.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





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