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      - Vado a trovare una degna persona, di cui mi fu detto tanto, ma tanto bene, da farmi nascere in corpo il desiderio d'avvicinarla al più presto.
      - Sarà qualche guardacaccia, suppongo, che ella cercherà di prendere al proprio servizio; - insinuò l'intendente.
      - Oh, per un guardacaccia non mi sarei scomodato nè punto nè poco; - rispose il giovane con una spallucciata. - Si tratta, invece, d'un possidente, il quale, se anche pigliasse un canocchiale lungo come la quaresima e con esso guardasse all'ingiro, non riuscirebbe in mill'anni a vedere i confini delle sue terre! E mi dicono ch'egli abbia adottato un sistema di coltivazione di cui, da che mondo è mondo, non s'è mai visto l'uguale. E mi dicono anche ch'egli si sia accaparrato un intendente così esperto, ma così esperto da dar dei punti a Dio e al diavolo, salvo il rispetto dovuto. Non mi par proprio l'ora di discorrermela con tutti e due. E, tanto per non presentarmi a mani vuote, porto questi due modesti conigli, sperando che, se non il dono, l'intenzione riesca gradita.
      - Oh, i graziosi animaletti!, - esclamò l'altro. - Giusto, il mio padrone andava cercandone, per mare e per terra, due uguali.
      Figuratevi, adesso, la meraviglia e la contentezza del buon giovane, allorchè intese e seppe di trovarsi davvero insieme alla fenice degli intendenti! Egli non la finiva più di ringraziare il cielo; e fu obbligato, anzi, a domandare a una bottiglia di chiaretto, offerta dal compagno, le forze necessarie per rimettersi dall'emozione. Basta.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





Dio