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      Figuratevi, adesso, la confusione e il rossore del buon giovane, allorchč udė suonar dalla sponda le grasse risate del possidente e, volgendo un po' il capo, s'accorse d'essere oggetto di un diligentissimo esame da parte della figliuola! Il suo turbamento era cosė grande, da non permettergli neppur di pensare che un tuffo sino alla gola avrebbe rimediato alla troppa limpidezza dell'acque. La fanciulla, sebbene mostrasse una spalla pių elevata dell'altra e camminasse crollando, a ogni pič sospinto, con un intiero lato del corpo in causa di una gamba meno lunga della compagna, era d'aspetto, nel complesso, piacevole: e ciō contribuiva non poco a mettere in bel rilievo ogni dono naturale del bagnante e ad acuire, di conseguenza, gli sguardi dell'osservatrice.
      Basta. Come Dio volle, i due curiosi volsero indietro i passi; e, tanto per ingannare la noia del cammino, cominciarono a intrattenersi sul giovane.
      - Non č antipatico, - diceva la ragazza; - ma sembra timido come un agnello.
      - E forte come un toro, - aggiungeva il padre. - Che buon aiuto darebbe!
      Entrambi cacciarono un sospiro.
      - Se fosse pių audace!, - pensō lei.
      - Se fosse pių ricco !, - concluse lui ad alta voce, guardando di soppiatto la figlia.
     
     
     *

     
      Padre e figliuola non tardarono a sentir qualche scrupolo. Poichč il giovane appariva bennato e gli usi della campagna concedevano qualche licenza, era stretto dovere di entrambi di recarsi a visitarlo a lor volta. Ma l'amico, sebbene insistentemente richiesto del suo recapito, si schermiva dal darlo or dichiarandosi indegno di un cosė elevato onore, ora ripiegandosi, per scusare il diniego, tant'č vero che l'amore fa perder la testa, sul cimurro del proprio cavallo.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





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