Pagina (13/119)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La ragazza non ci capiva un ette e il padre cominciava a sbuffare.
      Il nostro giovane, che camminava per abitudine col naso rivolto al cielo, vide infine un caseggiato, sul quale si leggeva questa frase: Villa da affittare o da vendere. La villa era così e così; e l'omino stremenzito, che faceva da sensale, rincarò subito il prezzo perchè comprese ch'essa aveva dato nel genio al suo interrogatore. Ma, appena i due si trovaron sul posto, mutò la musica: a quella porta c'era un cardine arrugginito, a quella tavola zoppicava una gamba, quel letto gemeva come una donna di parto; e non c'era verso di contentare il cliente.
      Dopo una buona mezz'ora di dài picchia e mena, il giovane disse:
      - Bisogna che riferisca, perchè chi compra non sono io, ma è un banchiere della città. Verremo insieme, prestissimo; ma badi di far trovare una bella vettura nella rimessa e, nella stalla, un buon cavallino.
      Si strinse nelle spalle e s'accomiatò.
      Il sole non era ancora tramontato; e già la figlia del possidente aveva saputo, in gran segretezza, il famoso recapito. È vero che, in compenso, s'era lasciata baciare!
      Suo padre, messo subito a parte della confidenza, dichiarò:
      - Quel monello merita una punizione per la sua ritrosia. Che ne dici se andassimo domani, zitti zitti, a stanarlo dentro il suo covo?
      L'indomani il nostro giovane, posto sull'avviso da una vezzosa cameriera, con la quale egli s'abboccava di sovente, forse per domandare notizie della padroncina, s'avviò con animo gaio verso la villa. A breve distanza da questa sedeva, sovra un monticello di terra, un vecchio accattone curvo in modo da sembrar che porgesse la testa come ciotola per le elemosine.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





Villa