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      - E del fumo; - aggiunse il filosofo turandosi il naso, mentre la fiammella della candela s'annegava in una gora di sego.
     
     
     *

     
      In ogni luogo, ove si fermassero, i quattro compagni vedevano il baraccone pieno zeppo di pubblico. Ma sia che il poeta leggesse i suoi versi o il musico suonasse le sue composizioni o il pittore mostrasse i suoi quadri o il filosofo svolgesse le sue elucubrazioni, eran risate, risate da far lacerare le pareti di tela: e di discepoli neanche l'ombra. Alla fine il poeta, radunati di nuovo gli amici intorno a sè, tenne questo discorso:
      - Poichè, alla lunga, lo stomaco si stanca di riempirsi sera e mattina con mele crude e pere cotte, patate lesse e pomidori in insalata, soliti ringraziamenti che ci porgon gli spettatori per le nostre fatiche, credo sia opportuno mutar regime di vitto e metodo di propaganda. Le nostre opere sono considerate alla stregua dei futili giuochi dei saltimbanchi? Chiudiamoci, dunque, in un dignitoso riserbo e, anzichè esporre alla critica i frutti del nostro ingegno, offriamo il fior fiore: persuadiamo gli uomini a poco a poco con la teoria, invece di sbalordirli all'improvviso con la pratica.
      Il pubblico grosso continuò a ridere. Ma la parte più raffinata di esso, e in special modo i giovinetti usciti di fresco dalle scuole e gli adulti ancora incerti sulla loro strada, si diede quasi involontariamente a riflettere.
      Per i caffè, nei salotti, nell'atrio dei teatri e sinanco sulle piazze si formavano gruppi, si discuteva con animazione e talvolta si alzavano i pugni.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119