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      È così bello mormorare una parolina dolce nell'orecchio dell'una, dare un pizzicotto nelle polposità di un'altra, fissare un appuntamento con una terza! È così bello sorridere, ridere, scherzare, giuocare, sospirare, languire senza mèta fissa nè causa nè impacci! E poi, cosa direbbe la figliuola del massaro se non mi trovasse più sotto il faggio? E come potrei più recare i fiori di campo alla moglie dell'organista? E come oserei più scherzare con le tre sorelline del medico?
      - Vuoi rimanertene solo solo nel mondo? Non sai che la vecchiaia arriva presto?, - brontolavano sempre i parenti.
      Infine capitò una ragazza, più furba o più fortunata, che lo indusse a cedere l'armi. Ma i due non andarono molto a lungo d'accordo, sempre per colpa di quelle benedette fisime, che scomparivano da una parte per riapparire dall'altra. La moglie decantava la tranquillità che si gode nella propria casa, la dolcezza di una vita regolata, la soavità di un amore calmo. Il marito poneva sottosopra il mobilio, saltava i pasti, si alzava e si coricava a tutte le ore e ogni tanto afferrava la sua donna, la sballottava, le faceva il solletico, la mordeva e, fra strilli e risate, finiva il giuoco Dio solo sa come. La moglie sospirava un figlio, e già si vedeva occupata a pulirgli il naso e la bocca, a cullarselo in grembo, a condurlo all'asilo, insegnandogli, per via, a tenere la canestrina della merenda senza versarne il contenuto. E diceva al marito:
      - Ti vorrò più bene quando sarò madre.
      - Hai ragione, - rispondeva lui sghignazzando; - i piagnucolìi del bambino ci terranno più desti.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





Dio