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      Inoltre, nelle notti tormentate dall'insonnia, la sua fantasia raffigurava paesaggi bizzarri o terribili, scalate di davanzali, fughe sovra focosi destrieri e simili bazzecole da cervelli in ozio. Per fortuna, un cugino in quinto grado della zia del padre della portinaia dello scopritore di paesi vergini e di cuori così così, s'incaricò, senza saperlo, di recare, insinuato nella fodera del cappello, un messaggio di pace in casa della ragazza: casa, nella quale egli era ricevuto per la sua doppia qualità di calzolaio a tempo perso e di consigliere comunale a tempo guadagnato. Sarebbe impossibile fissare il numero di stivaletti a bottoni e a lacci, di scarpine scollate e a fibbie, di pianelle in velluto e a ricami, di cui la ragazza sentì improvvisamente e imperiosamente la necessità. E sarebbe del pari impossibile descrivere la provvista di stivaloni da montagna e da caccia, di sandali da spiaggia e da canottaggio, di pantofole in pelle od in panno, che il viaggiatore, temendo una futura carestia nella merce del genere, volle con molta prudenza accumulare. Il degno consigliere comunale a tempo perso nonchè calzolaio a tempo guadagnato occupava, ormai, una gran parte del giorno in un andirivieni continuo fra le due case, onde ricevere ordini, misurare, mostrare i lavori eseguiti. E mentr'egli discorreva di alta politica amministrativa e di amministrazione cittadina con i genitori della ragazza, quest'ultima cercava le proprie virtù di esploratrice in erba nelle profondità tenebrose dell'onesto cappello, trasformato in buca da lettere.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119