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      Questa volta, però, abbandonati i romanzi con la copertina color rosa o giallo oro, essa decise di dar libero giuoco alle proprie tendenze per la melanconia e di abbeverare l'animo ai libri con la copertina color di cielo e con l'interno riboccante di vermicelli dai molti piedi, chiamati superfluità dai profani e versi dagli adepti. E a poco a poco, dissipate le nebbie che ancor le celavano i desiderati orizzonti, cominciò a sognare, durante le veglie solitarie e notturne, amori dolci e tormentosi, voli inebrianti attraverso un etere soleggiato, tenzoni di poeti innanzi ad un trono costellato di gemme, incoronamenti con apollineo lauro di teste chiomate, e simili chimere da cervelli in ozio. Per fortuna, un glorioso figlio delle Muse, esperto in ogni segreto della passione e della metrica, s'incaricò in buon punto di porgere l'opportuno rimedio a quella fantasia troppo eccitata, rappresentando la parte di ideale fatto carne. Oh, come i libri apparver subito ben povera cosa di fronte alla realtà! Servissero pur di trastullo e da dormitorio gratuito per i topi! La nostra sentimentale si raffigurava già circonfusa di luce, china sovra il nuovo amico dai capelli prolissi e dallo spirito ardente, il quale, in ginocchio, offriva con umile gesto il proprio orgoglio all'inspiratrice, resa immortale per mezzo di innumerevoli vermicelli dai molti piedi, chiamati superfluità dai profani e versi dagli adepti. Nessun vincolo volgare avrebbe deturpato il sacro connubio, poichè nei cieli della poesia non è permessa l'entrata ai sindaci e ai sacerdoti.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





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