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      I miei fratelli hanno vinto la natura e gli uomini: io ho vinto me stesso.
      Il vecchio trattenne a stento un urlo di collera. Non c'era dubbio: il terzo figliuolo aveva guadagnato il premio. Ma, adesso specialmente, innanzi alla rivelazione del furto ignorato e del tremendo pericolo corso, il gioiello appariva ancor più prezioso. Solo all'idea di perderlo, l'usuraio smaniava come un indemoniato.
      - Se almeno potessi acquistar tempo!, - gemeva.
     
     
     *

     
      A furia di riflettere, trovò un espediente. Chiamati a sè i tre figliuoli, egli disse:
      - Un cervello ben approvvigionato e un animo ben temprato sono ottimi aiuti nella lotta per l'esistenza. Ma l'uomo è spinto, per naturale stimolo, a desiderare la vita solo in quanto essa lo renda felice, ossia gli procuri le più intense gioie con una minima quantità di fatica. Andate, dunque, ancora una volta pel mondo. A quello di voi, che fra un anno giusto dimostri di aver superata l'ultima prova, acquistandosi agi e benessere col minor dispendio di forze, regalerò lo smeraldo.
      I due primi figli accolsero con piacere la proposta. Il terzo si rannuvolò, ma finì col partire a sua volta.
      In capo ad un anno, il vecchio si vide ricomparire innanzi i tre giovani.
      - Quanto sudore hai sparso e quale è stato il compenso?, - chiese al figliuolo più anziano.
      - Padre, ho fabbricato chiavi fini come merletti, ferri aguzzi e sottili, lanterne piccole come noci e vivide al pari di soli. Nessuna serratura resisteva, nessuno scrittoio s'opponeva, nessuna cassaforte si ribellava ai miei ordigni.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119