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      - Eh, non dico di no, - squittì tra le gengive vuote; - c'è qualcuno, che toccherebbe il cielo col dito, ma....
      E voleva aggiungere altro. Ma il giovane se l'era già svignata.
      Davanti all'uscio dell'ultima stanza, uno sciame di cameriere si muoveva proprio con un brusìo d'api che attendano il cenno della regina per volar fuori dall'alveare.
      Il giovane le chiamò, con un segno misterioso, intorno a sè.
      - Sapete?, - disse sottovoce. - La governante s'è portato in camera un paggetto tenero tenero, e ha lasciata la porta socchiusa.
      Altro che api! Sembravano rondini, piuttosto: tanto in fretta spiccarono il volo.
      Il giovane, rimasto padrone del campo, aprì l'uscio dell'ultima stanza, sollevò i pesanti cortinaggi, entrò e vide coricata in un ampio letto la padroncina di casa, che in quel momento dormiva davvero. Il giovane s'avvicinò in punta di piedi, piegò le ginocchia e incollò le labbra sulla boccuccia un po' dischiusa.
      La ragazza, dolcemente destata, credette che il suo sogno continuasse e, guardando le due pupille che la divoravano, mormorò con esile voce:
      - Quanto vi siete fatto aspettare!
     
     
     *

     
      Da ciò s'impara che una fanciulla, per quanto addormentata, trova sempre, prima o dopo, chi la sappia svegliare.
     
      IL SIGNOR KORBES.
     
      Tre mariuoli, amiconi per la pelle, giurarono che avrebber trovato il modo di mangiare a ufo e di sguazzare nell'oro per il rimanente della loro esistenza. Occorreva, prima di tutto, un bell'abito, che impedisse al vento di insidiare, attraverso i brandelli, le carni, e al sospetto di mandare a vuoto i disegni della combriccola.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119