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      La vecchia aveva già preparato gli abiti. Indossò una veste bianca, prese un candido velo e si mise sul capo una corona di fiori d'arancio.
      - E adesso dovete danzare attorno al lenzuolo, - dichiarò il secondo mariuolo.
      La vecchia alzò un poco le gonne, mostrando civettuolamente gli stinchi, tentennò come una pertica scalzata, poi cominciò a ballonzolare per la stanza. Quando fu trafelata e con tanto di lingua fuori, il terzo mariuolo le disse:
      - E ora dovete star ferma e chiudere gli occhi, ma tenerli ben chiusi, se no addio incantesimo! Poi conterete ad alta voce fino a trecento, ma badate di non sbagliare, se no addio incantesimo! Subito, verrà un bel giovane, che vi chiamerà per nome. E voi spalancate gli occhi e gettategli pure le braccia al collo, perchè potete esser certa che vi troverà giovanissima.
      La vecchia teneva già strette le palpebre avvizzite, e contava. Il primo mariuolo riunì le quattro cocche del lenzuolo, il secondo si caricò ogni cosa sopra le spalle e il terzo fece lume per le scale.
      La vecchia continuava a contare. Quando fu proprio a trecento, si sentì chiamare per nome. Subito, spalancò gli occhi e, con un grido di gioia, si gettò al collo dell'innamorato. Ma l'innamorato era nè più nè meno che il fratello, il quale, vedendo la vecchia in abito bianco, col velo e con la corona di fiori d'arancio, si sbellicava dalle risa.
      E ridi che ti ridi, rise tanto che, quando gliene fu passata la voglia, non c'era più tempo di raggiungere i tre mariuoli.
     
     
     *


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119