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      - Non ancora, pezzo di birbante!, - urlarono in risposta parecchie voci.
      Il poliziotto potè svignarsela senz'essere riconosciuto, ma perse la lanterna e giusto cinque brandelli di camicia, uno per cameriere.
      Il secondo mariuolo, all'alba, scomparve. Ma sopraggiunse il terzo, accompagnato da un grosso cane e da un pappagallo sulla gruccia, ottenne la stanza alla destra di quella del poliziotto, gironzolò, annusò in ogni angolo e si comportò così bene, che diede nell'occhio al volpone. Subito il poliziotto scrisse sul proprio taccuino la capacità cubica approssimativa della pancia del mariuolo, la lunghezza dei suoi piedi, il numero delle sue risate, e poi corse a chiudersi in camera per meditare sopra le annotazioni. Non potè accorgersi, quindi, che il mariuolo aveva fatto chiamare l'albergatore in persona per dirgli:
      - Avvertite subito la polizia. Ho visto, fra i vostri clienti, un uomo che vuole ammazzarmi a ogni costo per un vecchio rancore.
      Quando tutti furono a dormire, il poliziotto s'introdusse cauto nella camera di destra, s'avvicinò al letto, nel buio, e si piegò ad ascoltare.
      - Finalmente, ti ho acchiappato!, - disse ascoltando il sonoro russare che si sprigionava dal letto.
      Ma gli rispose un abbaiamento furioso. Era il cane che, occupando solo soletto il giaciglio, rifiutava di lasciarsi acchiappare.
      Il poliziotto, adesso, si dibatteva fra le guardie.
      - È uno sbaglio, - gridava. - Sapete come mi chiamo?
      - Macaco!, - rispose, dall'alto della gruccia, il pappagallo.
     
      INDICE.
     
      A FRANCESCO PASTONCHI


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119