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      Bastava, di viva voce, in un colloquio amichevole, un accenno all'indecorosità dell'ubriachezza ed alle probabili e irreparabili conseguenze di questa. Ma Poe era una creatura d'eccezione, con una volontà troppo saltuaria ed a scatti e con un assillante continuo imperioso desiderio di buttar via, almeno per un attimo, la cappa di piombo d'un temperamento schivo d'ogni realtà quotidiana. I mediocri, eh sì!,sono sempre propensi a trarre materia di letizia dal mondo esteriore e ad interessarsi dei nonnulla, che costituiscono la vita normale. Chi abbia, invece, un'anima popolata di sogni e una sensibilità dolorante ad ogni rude o brusco contatto, deve necessariamente chiedere a un illusorio nepente l'oblìo di sè stesso e il colpo di bacchetta magica, che spalanchi le porte del regno della gioia.
     
     
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      Poe è, dunque, di nuovo nella miseria. Il suo carattere irrequieto e impulsivo non gli fa trovar requie nè sosta in alcun luogo e lo spinge di città in città, assieme a Maria Clemm, fida consolatrice, e alla delicata Virginia, più che moglie, amante ideale, immortalata, poi, nella lirica Annabel Lee.
      Brevi sprazzi di fortuna illuminan l'ombre tetre di quegli anni di vagabondaggio allucinato. Un manuale di conchigliologia, raffazzonato per trarne un pò di guadagno, ottiene un esito editoriale, che nessun libro di Poe avrà, lui vivente. Una lunga serie di articoli, ora irruenti e feroci, ora entusiastici e gonfi di elogi, desta la curiosità americana e procura allo scrittore il titolo di "principe della critica". Una sfida criptografica sbalordisce il pubblico, mettendo in rilievo le formidabili facoltà mentali del decifratore.


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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore
1924 pagine 58

   





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