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      Ma i savii, così pensando, dimenticano che le penombre della foresta offron ristoro e gioia agli occhi ed all'anima e che la strada maestra, invece, offre solo polvere e fango.
      Il pubblico americano tollerò e, qualche volta, forse amò Poe per le sue virtù americane, per lo spirito mistificatore e paradossale e per la forza d'analisi e di calcolo, non certo per la sua opera veramente originale, dolorante di nevrosi e inspirata dal desiderio di guardare, faccia a faccia, il Mistero e assillata dall'inseparabil compagno del mistero: il terrore.
      Il terrore: vera fonte dell'arte più personale di Poe. Tuttavia, questo stato di terrore è, dapprima, considerato al pari del mistero stesso, che lo produsse: cioè, come un oggetto d'indagine e una materia di raffigurazione artistica. Ed ecco scaturire dalla penna dello scrittore le numerose novelle, ancora relativamente oggettive, in cui il brivido è ancora fuori delle carni e dell'anima di chi racconta: Il re Peste, orrendo quadro di un bagordo d'ubriaconi delinquenti fra l'imperversare del morbo letale; Il sistema del dottor Catrame e del professor Piuma, ove l'impazzito direttore di un manicomio convita un ignaro viandante a un banchetto di mentecatti; il Manoscritto trovato in una bottiglia, che ci trasporta sovra un vascello fantasma e tra un equipaggio di morti; Il seppellimento prematuro, con lo spasimo dell'uomo che si sveglia, o crede, entro la bara; Il pozzo e il pendolo, col delirante terrore di una creatura, condannata dall'inquisizione di Spagna al più raffinati tormenti spirituali; La maschera della Morte Rossa, col folle carnasciale nel palazzo del principe Prospero, interrotto dall'apparire della purpurea maschera della morte più ripugnante.


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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore
1924 pagine 58

   





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