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      Esistenza, che può essere racchiusa in una frase. Ma l'ostinato sedentario, l'uomo che rifuggiva dagli spettacoli così detti poetici ed emozionanti (paesaggi, paesi: natura, mondo), non aveva bisogno di muoversi, non aveva bisogno di varcare la cinta della città per trovare spettacoli, per provare emozioni. Un intiero universo era nel suo cervello: un universo, che già conteneva quello reale, arricchito dalle visioni magnifiche di una immaginazione di poeta.
      Un altro scrittore di genio viveva, in quei tempi, ignoto e ignorato. Ma, al contrario di Villiers, Ernesto Hello, il formidabile pensatore dal volto ecclesiastico, che passò a traverso Parigi provocando le risa dei molti col suo ingombrante ombrello verde di campagnuolo, balzava, leonino, a chiedere per qual motivo gli fosse contesa la gloria e sbalordiva vedendosi trascurato e non rammentava che le trombe della rinomanza facevano, in quegli anni, risuonare le vie del nome di Teofilo Gautier, un mortale, mentre il nome di Carlo Baudelaire, un immortale, germogliava ancora nell'ombra. Molti libri ho composti, diceva: per chi? per i tarli arabescatori e la polvere divoratrice, becchini e lenzuolo funebre dei volumi invenduti? E non sapeva, Hello, che le quercie tarde sono allo sviluppo, ma resistenti all'insidia dei secoli.
      Villiers no, Villiers sapeva; e già aveva formulata la condanna dei contemporanei e costretto in quattro parole il destino dei proprii rari fratelli nello spazio e nel tempo, ruggendo sarcastico, fra due feroci sghignazzate: "Niente genio, sovra tutto!


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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore
1924 pagine 58

   





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