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      - e in quel reame accanto al mare -
      ma ci amavamo di un benech'era assai più dell'amore,
      io ed Annabel Lee;
      era tanto questo beneche agli angeli fè il cuore
      tremared'invidia per essa e per me.
     
      Ecco perchè, or son tanti anni,
      - in quel reame accanto al mare -
      una nube alitò un ventogelido per la mia bella
      mia bella Annabel Lee;
      e chiuso fu il corpo spentonella tomba più bella
      sul mare,
      lontano lontano da me".
     
      Ma se la felicità non può esser raggiunta in vita, la morte deve apparire come una liberazione dal dolore. Questo è, appunto, il motivo lirico del poemetto Per Annie, che preannuncia I fiori del male di Baudelaire e si scioglie come un inno di gratitudine perchè la crisi, la febbre chiamata Vita, è scomparsa.
      Ma la vita e la morte sono i due personaggi di un'immane tragedia: e dal loro cozzo nasce l'orrore. Ed ecco la raffigurazione di questa tragedia nel poema Il verme conquistatore. Ed ecco, infine, la lirica della disperazione, che non conosce tregua nè parola consolatrice: Ulalume, pellegrinaggio del poeta verso una vaga luce nebulosa, troncato dalla fredda sagoma d'un sepolcro su cui appare inciso, irrevocabile sentenza di dolore eterno, il nome della morta benamata Ulalume. Ed ecco il poema più famoso fra tutti: Il corvo. Qui, Poe si trova faccia a faccia col proprio destino: e il destino è nero corvo che, appollaiato sovra il bianco busto di Pallade, diffonde, nella silenziosa stanza, un'ombra sempre più ampia. I dolori e i desiderii, le speranze e i ricordi parlan con le labbra del poeta, rivolgendo all'uccello infausto l'eterna domanda.


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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore
1924 pagine 58

   





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