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      Dolori e desiderii avran quiete? E i ricordi potranno trarre conforto dalle speranze? E Lenora, l'amatissima, che riassumeva in sè ogni luce e, morendo, lasciò dietro di sè solo tenebre, rivivrà, in spirito o in carne, accanto all'uomo tormentato dalla solitudine? Ma il corvo risponde, con insistenza gelida: No, mai più! E ogni domanda cade nel vertiginoso abisso del nulla. E l'ombra del corvo si distende sovra tutta la stanza, come la disperazione sull'anima dei poeta.
      Il corvo e le migliori poesie di Edgar Poe rappresentano vibrazioni di sensibilità, stati dello spirito, che si manifestano con le parole, ma togliendo a queste ogni peso di materia e aereandole sino a farle divenire lievi come suoni d'arpa. Così, per i colori, l'arcobaleno o un alone lunare, se confrontati con la massiccia fonte luminosa, dalla quale provengono. Lirica, che suggerisce senza spiegare e che, rifuggendo dal definitivo e dal descrittivo, adoprando l'immagine come un semplice ponticello gettato di tempo in tempo fra il sogno e la realtà, s'intesse solo di sfumature e di moti intimi e di musicalità, che è, pur essa, sensibilità. Delirio ebro, simile, per qualche aspetto, al delirio dell'uomo che, fermo sotto una nicchia, ove un mite volto di madonnina di pietra s'anima lievemente roseo al fievol barlume di una pia lanternina, parli e gestisca in un soliloquio altrui incomprensibile. L'uomo è fermo, ma parla veemente, in tòno ora aspro ora ironico, e gestisce violento, manifestando ora sprezzo ora collera.


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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore
1924 pagine 58

   





Lenora Edgar Poe Lirica