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      Magnifico d'orgoglio, afferma la propria personalitą di fronte alla statuetta di pietra: ma anche di fronte alla notte e al cielo e al mondo creato e al Creatore. Non c'č, forse, entro di lui, tutto un mondo? Non č forse, egli stesso, un Iddio? Inebriato della propria forza, l'uomo attinge da questa l'audacia per ingigantire sino a riempir di sč l'universo. Ed č sublime e grottesco ad un tempo: ma non s'accorge d'esser sublime, e non si preoccupa di apparire grottesco. Sembra intieramente accaparrato dal colloquio con la silenziosa madonnina; eppure, se un'ala di pipistrello gli sfiori la guancia o un alito di brezza s'insinui a giocare tra i ciuffi dei suoi capelli scompigliati, sobbalza e guata bieco d'attorno e a volte urla di terrore come se avesse sentito il freddo fiato della morte. La sua impressionabilitą č grande, infatti, al pari della sua personalitą: l'una gli riempie il cuore d'ombre, l'altra gli riempie l'anima di luce.
      Ma guai s'egli riprenda a camminare. Il suo passo vacillante rivela, subito, che la personalitą era artificiosa e che l'impressionabilitą era dovuta al demoniaco influsso dell'alcool.
      E, tuttavia, quell'ubriaco avrebbe potuto proclamarsi fratello, almeno per un momento, del poeta lirico puro. Altri elementi concorrono a inspirare la tragedia e la tragicommedia, ma due soli bastana per la lirica: personalitą e impressionabilitą. Effetto dell'ebrezza nell'uomo alcoolizzato, questa sensibilitą, spontanea in un temperamento di poeta, si nobilita divenendo, a sua volta, causa di una ebrezza maggiore e migliore: della ebrezza, piena d'ombre e di luci, che sfocia appunto nell'oceano, or cupo ora fosforescente, del lirismo.


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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore
1924 pagine 58

   





Creatore Iddio