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      Su da via Madre di Dio da una parte e da via Ravecca dall'altra le straducce si arrampicano, tortuose, in fitta legione, per riunirsi in una specie di arteria, stretta anch'essa. Nel centro del quartiere, poi, c'è una piazzetta, con intorno muri, scalinate e brevi piattaforme, invase dall'erba e perdentisi sotto le grandi arcate tenebrose del ponte di Carignano.
      Il quartiere è quasi completamente popolato da miserabili e da reietti. Esso è un cuore gonfio di sangue nero e continuamente agitato dai brividi della fame e dagli spasimi dei più brutali istinti. È una grande fogna, ove scolano le acque sporche della città. Serve di spurgo e di ricettacolo. Infatti, in quel labirinto di vicoli poche volte la polizia osa penetrare.
      Calata la sera, per le straducce non si scorge più un abito borghese nè si sente risuonare un passo cadenzato di guardia. Le tenebre vengono abbandonate a sè stesse. E poi, come raccapezzarsi in quell'inviluppo di edificii, alti, sporchi, pullulanti di uomini e di miseria? Un delinquente, pratico del luogo, può viver tranquillo; nessuno lo scoverà fra quell'intrico di creature e di immondizie, fra mezzo alle scale, agli svolti, agli antri tenebrosi, ove soltanto i gatti e i miserabili trovano il loro alloggio. Inoltre, molte case hanno comunicazioni segrete. Talvolta la polizia apposta un edificio, mentre l'uomo ricercato è già fuori d'ogni pericolo, salvato da un passaggio misterioso, noto soltanto agli abitatori del quartiere e che gli permette di traversare case, cortili, anditi, per metri e metri e di lasciarsi indietro tutte le guardie del mondo.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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