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      Ecco, guarda. Faceva così: alzava il mento, sgranava gli occhioni e rideva, scoprendo le fossette delle guance.
      Quella notte sapevo di trovarla alzata. Durante il giorno mi aveva fatta una scena, promettendomi, se fossi ancora tornato a casa ubbriaco, di scappare. Cose, che si dicono. Ma un po' di paura l'avevo. Appena fossi giunto a casa, essa m'avrebbe odorato il fiato. Non c'era da ingannarsi sulla qualità di bevande, di cui era pieno il mio stomaco. Dunque, giunto in piazza Erbe, a pochi passi dalla mia abitazione, mi appoggiai un momento alla fontana, che c'è in mezzo alla piazzetta, e cominciai a rimuginare un rimedio o per lo meno una scusa.
      Mia moglie mi voleva bene, ma aveva diciott'anni meno di me e non doveva mancare di innamorati. Se si fosse veramente decisa a piantarmi?
      Almanaccavo a questo modo, col capo curvo verso terra. A un tratto, non so perchè, sento pesare sul mio cranio come lo sguardo di qualcuno, che mi fissi intensamente. Alzo la testa e mi vedo innanzi, a due passi di distanza, mia moglie, nuda, col corpo tutto bianco e col viso sconvolto da una spaventosa espressione di terrore. Diedi un balzo. Più nulla dinanzi a me; la visione era scomparsa. Mi sentii un gran freddo addosso. Pensai di aver sognato; tuttavia non potei trattenermi dal fare il segno della croce. In certe occasioni il Padre Eterno è necessario. Mi incamminavo verso casa, un poco ansioso. Ma di un colpo m'inchiodò al suolo una risata stridula e rumorosa, una specie di abbaiamento acuto e prolungato, come quello, che devono emettere le iene.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Erbe Padre Eterno