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      Abito qui vicino, a due passi, in vico Campo Pisano.
      Tacque un momento e si grattò la testa con un gesto malizioso di scimmia.
      — Ieri sera è venuto a trovarmi il mio uomo, un bel marinaio alto e robusto, con due spalle grosse così.
      E accennava col gesto, allargando le braccia e spalancando gli occhi lucidi e irrequieti.
      — Mi ha portate tre bottiglie di Marsala, come regalo di nozze.
      S'interruppe e si pose a ridere. Con una mano essa si era aggrappata di nuovo al braccio di Storno e con l'altra gli accarezzava con atto amorevole le dita grosse e villose.
      — Ce le siamo bevute tutte. Poi, il mio uomo mi ha lasciata. Io non sapevo come passare il tempo; ho cantato, ballato, poi mi sono affacciata alla finestra, a guardare per strada. Non passava nessuno. Avevo voglia di muovermi, di parlare e mi son decisa a scendere per via. Ho cercato per tutti i vicoli un uomo, col quale potermi divertire. Infine, ho trovato te e non ti lascio.
      La sua voce si era fatta sempre più mansueta, gli occhi avean perso un po' del loro strano luccichio e ora si fissavano dolcemente sul viso del vecchio.
      — Come hai detto di chiamarti?, interrogò costui, incuriosito.
      — Scarpette! Una volta ero la signorina Scarpette; adesso, non sono più niente!
      Un sospiro le allargò il seno. Si fece più vicina al vecchio e continuò:
      — Ho bisogno di te. Non mi lasciare più sola. Ho troppo desiderio di chiacchierare. Io ero nata per stare in compagnia e nella buona compagnia!
      Sospirò ancora, poi si addossò allo Storno con tutto il corpo.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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