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      — Vuoi essere il mio uomo? L'altro è partito. Ma no, sei troppo vecchio. Piuttosto, mi adotterai come figlia. Di', vuoi farmi da padre?
      Essa aveva come un singhiozzo nella voce; qualche lagrima le brillava fra le ciglia. Il vecchio Storno ne fu commosso, sentì anche lui un desiderio di piangere, ma si trattenne. Volle gettarle le braccia al collo; non ne ebbe il coraggio. Infine disse:
      — Sarò quello, che vorrai. Nessuna creatura mi aveva mai parlato così, finora. Devi essere molto disgraziata!
      — Oh, sì! Ti racconterò tutto. Vieni con me, in casa mia.
      Pensò un poco, poi soggiunse rapidamente con una specie di pudore, che le velava la voce e le imporporava un po' il viso:
      — No, in casa mia no. C'e ancora un gran puzzo di vino. E poi, c'è il letto disfatto. Piuttosto, conducimi con te. Sarò la tua figliuola e ti ubbidirò in tutto. Vuoi?
      L'ubbriachezza comune univa insieme due esseri così diversi nell'incosciente tenerezza del momento. Storno avea presa una rapida decisione. Si alzò, obbligando anche la sua compagna a muoversi, e si avviò a passi veloci, per quanto glielo permettevano le gambe ancora incerte, con la donna sotto braccio su per le Murette.
      — Sarà mia figlia! E perchè no?, borbottava camminando; perchè non dovrei avere una figlia, dal momento che non ho più una moglie?
      L'alcool aveva tolto ad entrambi l'uso della ragione. Ciò, che poche ore prima sarebbe sembrato assurdo e ridicolo, avveniva adesso nel modo più spontaneo e più semplice. Non un dubbio balenava nella mente dei due, mentre passavano incoscientemente a traverso il sudiciume dei vicoli.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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