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      Io non ho tempo.
      Nelly e Laurina si ritirarono di corsa, dopo aver abbracciata Augusta. Anche la signora Tilde, fatto un amichevole cenno con la testa alla ragazza, sparì dietro una porta.
      Rimaste sole le due nuove amiche rientrarono nella camera di Augusta e sedettero sul letto, tenendosi allacciate con le braccia. Esse si guardavano sorridendo, vinte da un inesplicabile sentimento di tenerezza. Bettina fu la prima a rompere il silenzio.
      — Hai fatto bene a venire, disse. Non per te, sai, perchè troverai la tua nuova vita un po' dura e piena di noie; ma per me, che ero tanto sola! Adesso, almeno, avrò un'amica. Da molto tempo la desideravo. Nelly e Laurina non mi piacciono; la prima è troppo chiassosa, la seconda troppo melanconica. Tu mi sei piaciuta fin dal primo momento. Sei molto giovane, non è vero?
      Augusta abbassò il capo. Non voleva mentire, nè osava fin dal primo momento disubbidire alle raccomandazioni della signora Tilde.
      — Capisco!, proseguì Bettina, infervorandosi nel suo discorso. Sei ancora minorenne, poveretta! Io ho ventitre anni e posseggo anche un marito; ma, naturalmente, son divisa da lui. È un anno, che mi trovo qui, in casa della signora Tilde, e non ci sto male. Però, me ne andrei volentieri, se non vi fossi trattenuta dai debiti.
      Si pose a ridere, vedendo la smorfia espressiva di Augusta.
      — Sì, dai debiti. Povera bambina! Non sai che trattamento usa la signora Tilde con le sue pensionate? Più avventori facciamo e meno guadagniamo. Ci spetterebbe la metà delle entrate, che alle volte son rilevanti.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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