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      Ma i vestiti, l'alloggio e il mangiare ci divorano ogni cosa e più ancora.
      — Speravo di poter guadagnare tanto da liberarmi presto, si azzardò a mormorare Augusta.
      — Bambina: Se ti sei messa in testa simili idee, toglitele subito.
      Si fece pensierosa, poi aggiunse:
      — Oppure, scappa.
      — Dove andrei?, rispose Augusta, che si sentiva in corpo una gran voglia di piangere.
      — Poveretta! Sei sola?
      — Sì. Avevo una madre e un amico e li ho abbandonati. Il mio amante era diventato il mio aguzzino. E poi, in qualche parte del mondo vive una mia bambina, della quale non so più nulla e che voglio ritrovare ad ogni costo.
      Il volto di Bettina assunse un'espressione di benevola curiosità.
      — Hai una figlia? Racconta, racconta.
      In poche parole Augusta espose i casi della sua vita, tacendo i nomi e sorvolando sul tempo di miseria e di angosce, trascorso in casa del Cerruti. Dopo averla attentamente ascoltata, Bettina chinò il capo e si pose a riflettere. Infine, disse:
      — Senti. Per ora, rimani qui. Può darsi che capiti qualche avventore buono, pronto ad interessarsi per te. Se avverrà questo, potrai dirti fortunata.
      Augusta, un po' tremante, s'informò sul genere di avventori, che bazzicava per la casa.
      — Oh! Tutte persone per bene, la rassicurò la nuova amica. C'è qualche forestiero un po' seccante, che ti farà delle domande importune. Ma anche tu ti abituerai.
      Emise un sospiro e restò muta, assorta in qualche suo pensiero doloroso.
      — E la signora Tilde?, chiese Augusta ad un tratto.
      — Oh, quella! E un'ipocrita, che ci succhia il sangue e carezza la ferita.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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