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      Le dipinse il ricco americano come un uomo molto simpatico e poco pericoloso, facendole anche osservare che alla sua vita dispendiosa di cantante occorrevano molti mezzi. Bastarono due giorni di relazione con l'agente teatrale per far ritornare Augusta allo stato di abbiezione di una volta. Essa si era data con l'animo e col corpo e subiva il fascino di quella prepotenza maschile con la devozione di una schiava.
      Cominciò a concedersi all'americano, trovando facile questa tresca sessuale. Il milionario, infatti, si contentava, allorché era in camera con Augusta, di stendersi supino sul terreno e di farsi battere pel corpo e sul viso dai piedi della cantante armati delle scarpette a tacchi alti. Durante l'operazione egli mandava dei muggiti di gioia, inframmezzandoli col nome di: Scarpette! ripetuto su tutti i toni.
      Dall'americano Augusta passò ad altri, pur sempre rimanendo vincolata appassionatamente al Bruni, che si contentava di prenderle i denari, facendoli scomparire nelle sue ampie tasche, come avea fatta scomparire la somma, lasciata dallo spagnuolo.
      Ormai, Augusta conosceva l'ambiente del cafè-concerto, ne s'intimoriva più del frastuono che vi regnava, o innanzi alle facce infuocate dei suoi adoratori. L'indifferenza, che aveva già provata in casa della signora Tilde, tornava ad impossessarsi di lei. Soltanto l'amore per l'agente teatrale sopravviveva, un amore morboso misto di brutalità, sessualità selvaggia e paura. Il Bruni la spadroneggiava e le imponeva la sua volontà con tono reciso.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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