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      Un passo di più, ed essi sarebbero precipitati nell'abisso. Perciò, adesso, tremavano e si ritraevano. A dire il vero, Giorgio avrebbe voluto continuare nella ricerca del mistero; ma a lui si opponeva risolutamente Augusta, timorosa più pel suo amante che per sè stessa. Gli era ancor troppo vincolata per poterlo esporre con freddezza a nuovi pericoli, ch'essa indovinava terribili, date le forze tenebrose spiegate dal comune nemico.
      La relazione di quei due era bizzarra, basata da parte di Giorgio sulla bontà del suo cuore e su quella tenerezza incosciente, che un uomo come lui doveva necessariamente provare verso una vittima delle passioni maschili. Quanto ad Augusta, essa si contentava di rifugiarsi nelle braccia di quell'amante, che le soddisfaceva i sensi e le procurava una calma invidiabile, dopo le burrasche della sua vita. Tuttavia, i dissapori nascevano di continuo in quell'intimità forzata e talvolta irrompevano in furia selvaggia, assumendo l'aspetto di vere battaglie con relative rotture di bicchieri e di piatti. Soltanto l'abituale calma del Perroni poteva resistere a tanta impetuosità.
      Giorgio aveva compreso il carattere volubile e la leggierezza di testa e di cuore della sua amante; inoltre, sapeva che quella volgarità di modi e di chiacchiere, che aveva annegata l'antica educazione della donna, era dovuta al succedersi continuo di disgrazie, di abbattimenti e di cattive relazioni, che avevano trascinato Augusta per più anni nel loro vortice. Perciò, pazientava e ad ogni sfuriata della donna si contentava di rispondere sorridendo, mentre i suoi occhi assumevano, sotto le lenti a stanghette ch'egli portava eternamente sul naso un'espressione di compatimento e di bontà.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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