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      Il fisico stesso di quelle bellissime creature, dal corpo armonioso e meravigliosamente ondulato, libero nei movimenti e nello sviluppo sotto l'ampia tunica, non esiste più.
      Ormai, i busti e le fascette hanno sformato i fianchi, solcati i ventri di rughe, compressi i petti, le scarpe e i legacci si sono incaricati di schiacciare i piedi e le cosce e di contribuire a quel generale deperimento della forma, che ricorda quella di Venere come i nostri caseggiati a caserma rammentano gli ampi portici e gli splendidi palazzi antichi.
      Al morale poi, la femmina si è andata sempre più adattando alle esigenze di una ipocrita moda ed alle vituperevoli abitudini di una società, ove alla libera palestra e alla famigliarità dei ritrovi si sono sostituite le borse e i ricevimenti ufficiali.
      Tutto l'antico sogno, che pur era realtà nell'epoca d'oro di Pericle, è crollato sotto il martellare dei colpi, che gli vibrarono e gli vibrano ancora l'interesse e le convenzioni. Perciò, in questi tempi, il tipo della donna è rimasto tronco e deforme al fisico come al morale; nè dobbiamo meravigliarci se a un corpo male equilibrato corrisponda un'intelligenza voluttuosa stupidamente e un temperamento impulsivo. I colli nodosi, le braccia e i petti assottigliati dall'anemia e dalla tisi, le pancie voluminose, le gambe informi e contorte hanno una spaventosa corrispondenza nei pensieri malaticci, nelle sentimentalità capricciose e in quella furia bassa e volgare di libidine, che sono caratteristiche di quasi tutte le donne.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Venere Pericle