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      Ma la mia indolenza mi aveva, sino ad allora, impedito dall'accettare. Quella notte, mi decisi e senza avvisare nessuno presi un passo di corsa e m'avviai verso il mio destino.
      Per fortuna, non incontrai per le strade anima viva e quelle poche guardie, che vidi, le schivai accortamente sgattaiolando attraverso i vicoli.
      Giunsi dal mio amico, che si chiamava Beppe Maglino e abitava in una strada piena di giardini e in un appartamentino addobbato con eleganza.
      Malgrado l'ora inoltrata e la novità del mio abbigliamento, egli mi accolse festosamente e mi preparò, subito, un lettino per farmi riposare.
      Il domani si recò a comprarmi qualche indumento, necessario per coprirmi. Quando mi vide rivestito, mi fece sedere sulle sue ginocchia e mi parlò in tal modo:
      — È tempo, Gianni mio, che tu ti faccia una chiara idea della tua posizione. Ormai, ti sei staccato da tua madre, nè vorrai, credo, affrontare le vessazioni di quell'imbelle scroccone, che, a quanto dici, pretendeva esercitare su di te i diritti più illimitati. Nessuno potrà sospettare che tu ti sia rifugiato presso di me, poichè nessuno di tua conoscenza suppone la nostra passata amicizia. Perciò, decidi e vedi tu se ti conviene abbandonare il tuo antico stato e con esso il tuo nome, per prendere il mio e, chiamandoti Gianni Maglino, divenire un sarto esperto nel suo mestiere.
      Quel discorsetto mi commosse un poco. Assicurai il mio protettore della mia affezione e gli dissi che ero pronto ad accettare, a occhi chiusi, i suoi patti.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Beppe Maglino Gianni Gianni Maglino