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      Mi dissero ch'era già morto! Oh, allora, perchè mi guardava e sorrideva?
      — Illusioni, Augustina. Egli guardava in alto verso qualcosa, che noi non possiamo vedere.
      — Povero babbo! Mi amava tanto! Mi carezzava sempre, senza aprir bocca, e poi mi baciava forte forte!
      Due lagrimoni scesero sulle guance della bambina. La presi sulle mie ginocchia e cominciai a cullarla, parlandole d'altro. Ma essa insisteva e ogni tanto m'interrompeva, per chiedermi qualcosa del padre. Infine, si racquetò e cominciò a ridere. Quando la vidi calma, la posi a terra e baciandola, le dissi:
      — Vai, ora, Augusta. La mamma ti vorrà vedere.
      — E tu, perchè non vieni dalla mamma? Ti vogliamo bene tutti, in casa. Ma tu, cattivo, non sai che fartene di noi.
      La famigliarità del suo discorso mi commosse. Non potei dirle altro, se non:
      — Verrò domani, Augusta. Te lo prometto.
      Si diede a sgambettare per la stanza, poi mi fece una smorfietta col viso e scappò via, seguita dalla cameriera, che borbottava.
      Il domani, ero in casa di Sofia. Ebbi con costei poche parole di spiegazione. Mi giurò che aveva licenziato il Cerruti, sotto la cui influenza era stata più per timore che per affetto. Aggiunse che non poteva far conto su nessun amico, tranne su me. Infine, fu così tenera ed espansiva da farmi dimenticare i torti ricevuti e stendere un velo su quel lugubre passato di adulterio e di morte.
      Da allora potei considerarmi come il padrone in quella casa. Non avevo mezzi per mantenere Sofia in quel lusso, ch'essa pretendeva. Perciò osservavo con rassegnazione ed anche con una certa compiacenza la caccia ch'essa dava ai denari delle sue più ricche conoscenze.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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