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      Eppure, quant'ero felice! Non una nube oscurava più il mio orizzonte. Avevo dimenticato tutto e non pensavo più, se non ad Augusta ed al suo avvenire.
      Anche con Sofia avevo rotto ogni rapporto amoroso. Mi pareva di commettere un sacrilegio, continuando nella mia relazione. Essa si era adattata, quantunque contro voglia, al mio capriccio e mi considerava, ormai come un amico.
      Quella pace venne turbata dal ritorno improvviso del Cerruti. Appena mi vide, mi apostrofò duramente:
      — Sei tu? Bada a non ficcarti più fra i miei piedi. Non ti perdonerei una seconda volta. Del resto, devi essere soddisfatto di te stesso. Hai fatto morire quell'imbecille del Brendel! E poi? Mi hai staccato da Sofia! Bella forza! Basterà ch'io mi presenti! Vedrai l'effetto dei tuoi occhi dolci!
      — Vai al diavolo, gli risposi. Non m'importa niente di te e di Sofia. Fate quel che vi pare.
      — Grazie per la concessione! Ad ogni modo sei avvisato! Stava per allontanarsi. Lo fermai per un braccio, e gli dissi, guardandolo fisso negli occhi:
      — Ti lascio padrone del campo. Ma non voglio, intendi?, non voglio che tu t'avvicini ad Augusta; non voglio nemmeno che tu la conosca! Perciò, la notte hai libero campo. Ma di giorno non devi metter piede qui dentro.
      — Oh, oh! E se non ti obbedissi?
      — Ti denunzierei come complice di un assassinio.
      Vide nei miei sguardi una ferma risoluzione perciò finse di scherzare e mi disse:
      — Sta bene! Tienti pure il tuo marmocchio! Non voglio neanche vederlo!
      Da quel lato ero tranquillo. Però, temevo che quella canaglia non inducesse Sofia a commettere qualche delitto, che dovesse, poi, trascinare anche la bimba nella rovina.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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