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      Mi svegliò l'entrata in scena di Sofia, appoggiata al braccio di un vecchio, ch'io subito riconobbi per un ricco portoghese.
      La vedo ancora, quella creatura d'inferno, sorridere teneramente al suo compagno, mentre nell'animo gli preparava un'insidia mortale.
      A un tratto, la siepe si ruppe in due parti e comparve il Cerruti.
      La luna lo illuminava in pieno col suo corpo di ragno e il testone, coperto di capelli rossi.
      Si gettò sul vecchio, imbavagliandolo.
      Costui ebbe appena il tempo di gridare: «Madonna!»
      L'aggressore lo aveva rovesciato a terra e gli pesava sopra col proprio corpo. Aveva il viso contratto in modo spaventoso e sporgeva innanzi la mascella inferiore con un movimento da belva.
      Rimasi agghiacciato al mio posto. Non potevo muovere un dito e provavo un'impressione dolorosa d'irrigidimento e di freddo. Il vecchio sbatteva il corpo e dava strettoni nell'ombra della siepe. Vedevo sempre accoccolato sovra di lui il Cerruti e lo udivo ridere con un lungo urlo da iena. Sofia, con mosse incerte, frugava il caduto.
      — Sangue di Dio! Sbrigati!, borbottò il Cerruti.
      — Non posso! Mi tremano le mani!
      — Donnicciuola! Tanto coraggio, e poi... niente! Tienlo tu!
      Si drizzò in piedi, mentre la donna prendeva il suo posto.
      — Ah! Ah! E duro a rodere l'osso!, ghignò quel mostro e, chinatosi, si diede a percorrere con le mani gli abiti del portoghese. Quand'ebbe finito, ordinò:
      — Stringilo per la gola! Forte!
      Ma parve che i muscoli di Sofia non bastassero, poichè il vecchio continuava a dibattersi, gorgogliando e stralunando gli occhi.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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