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      Innanzi a loro si aprì una porta, un breve corridoio, poi un'altra porta, sulla quale, al lume della lanterna il Perroni distinse un gran disegno raffigurante un rospo, seduto sulle gambe posteriori, con la pancia lucida e rigonfia esposta agli sguardi. Infine, si trovarono nel misterioso locale.
      Immagini il lettore uno stanzone, illuminato da quattro lanternoni ad olio. Attorno alle pareti c'è uno spazio vuoto, una specie di corridoio, poi diversi giri di panche, intramezzate da tavoli e che lasciano libero, nel mezzo della stanza, uno spazio in forma di anfiteatro. Sulle panche e addossati ai muri stanno uomini e donne. Alcuni fumano, altri bevono, altri schiamazzano. Gli uomini presentano, nella maggioranza, il tipo di marinai inglesi o di cocchieri; le donne sono in gran parte sfrontate e vestite male; qualcuna, un po' elegante, spicca qua e là. Dovunque musi da cani arrabbiati, o visetti minuscoli, spersi sotto la cipria.
      S'odono risate e bestemmie: le frasi oscene vengono pronunciate, mentre il gesto le completa. Gli occhi di quasi tutti sono opachi, le labbra livide, le voci velate. Verso il centro della stanza due coppie spiccano sovra le altre, poste quasi di fronte. L'una è formata da un grosso marinaio dal viso rubicondo e dal sigaro Avana. Ha il naso bitorzoluto, le mascelle larghe; tiene le mani in tasca e si lascia carezzare da un donnone massiccio, vestito di rosso, con una testa piccola e piatta, come quella di un serpente. L'altra coppia, composta di una donna pallida e delicata e di un uomo sbarbato e vestito decentemente, pare come smarrita in quel ritrovo del vizio.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Perroni Avana