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      Perroni, nella donna, riconobbe subito Augusta. Anch'essa lo scorse fra i gruppi ed ebbe un impercettibile moto di gioia. Pure, si contenne e volse altrove lo sguardo, lanciando nell'aria una boccata di fumo. Perroni riuscì ad avvicinarsi e ad occupare un posto a fianco di quella creatura. Non osava parlare, poiché temeva e sperava nello stesso tempo, dubitoso di una buona come di una cattiva accoglienza.
      Infine, si fece forza e chinò il viso verso Augusta. In quell'istante si udì un grido:
      — La piccina! La ballerina!
      La bimba, che già aveva colpito il Perroni nell'osteria del «Buon Marinaio» e che ora gli si presentava di nuovo a ricordargli, vagamente, i lineamenti cari della signorina Scarpette, si avanzò nel centro della stanza.
      Aveva il viso sbattuto, gli occhi un po' rossi e il corpicino esile nudo sotto un velo trasparente, che le giungeva ai piedi. Essa cominciò a danzare, al suono di due nacchere, fissando gli occhioni melanconici in alto. Non guardava nessuno; forse danzava per gli angeli. Intorno, gli occhi erano tutti fissi su di lei.
      Il Perroni si avvide che Augusta provava uno strano interesse per la bimba. Essa la divorava con lo sguardo, protendendo innanzi il corpo e lasciando spengere fra le dita la sigaretta.
      A un tratto suonò un altro grido, che interruppe la danza:
      — C'è il Rossino!
      Dalle ombre di un angolo sorse sotto la luce dei lanternoni una spaventosa figura: un uomo col corpo rachidinoso, il testone coperto di capelli rossi scomposti e incassato fra le spalle.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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