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      In tal modo, era riuscito, per fortuna e per abilità, a schivare la mano della giustizia.
      A ciò lo aiutavano le sue anime dannate, amici ed amanti, che lo obbedivano ciecamente sia per paura che per suggestione. Al morale corrispondeva il fisico. Il corpo sformato, piccolo, con le spalle alte e le braccia lunghe e scarne, era il naturale sostegno di un testone voluminoso, ove potevi leggere soltanto la malizia e la sfrontatezza.
      Quei capellacci fulvi, la fronte enorme, gli occhi infossati, grandi e neri illuminati da un vivo lampo d'intelligenza, le mascelle larghe e infine la bocca, felina, col labbro superiore sottile e l'inferiore grosso e cascante, tutto denotava uno strano fenomeno di malvagità ignominiosa.
      Il muover delle pupille, a volte lento o artificioso, a volte rapido e impressionante, rivelava l'impasto di paura e di potenza, che componeva lo spirito del Cerruti.
      Con un colpo audace egli si era posto a capo di una specie di setta, ove la libidine e il delitto suonavano a stormo le loro campane. I suoi compagni si trovavano un po' dappertutto, a bordo delle navi, nei salotti della borghesia, sulle calate, nei vicoli. Un tale mondo viveva tranquillo nel seno di quello onesto, ignorato da tutti, compresa la polizia, e tanto più temibile, in quanto preparava i suoi colpi ove meno evidente era il pericolo.
      Quella gente si radunava, talvolta a udire i comandi del padrone, del Rossino, come lo chiamavano i popolani. Molti ignoravano il suo vero nome; qualcuno lo sapeva e taceva, per timore di lui.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Cerruti Rossino