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      — Stupida!, ghignò il Cerruti.
      I suoi occhi assunsero un'espressione spaventosa e la bocca si dilatò in una risata crudele.
      — T'ho detto che n'ho abbastanza! Alzati! Ti batterò fino a sangue, ti farò soffrire le pene dell'inferno! Basta, capisci? Ah, tu non sai con chi devi trattare! T'insegnerò io, smorfiosa! Fra un mese mi adorerai. Per ora, voglio soltanto il tuo corpo. Poi, penserò all'anima.
      Afferrò brutalmente Bisca e la obbligò a sedersi sul divano, al suo fianco.
      — Sei carina, malgrado le lagrime. Un po' debole, se vogliamo. Ma un mese di campagna ti rimetterà.
      Piegò il viso sulla fanciulla, tentando di baciarla. Ma quella, con gli occhi dilatati dallo spavento, si tirò indietro e cominciò a dibattersi furiosamente. Nella sala suonavano orribili le bestemmie del Cerruti, intramezzate dalle grida di Bisca.
      A un tratto, entrò Rosa Moddi. Il Cerruti si volse al rumore della porta:
      — Che vuoi, tu? Vattene!, urlò.
      Ma la cameriera si era avvicinata. La sua fisonomia denotava il terrore e la compassione. Essa mormorò:
      — Padrone, risparmiatela, almeno per ora.
      — Farò il mio comodo, le rispose ruvidamente il Cerruti. Non verrò certo a consultar te! Va all'inferno!
      Quel mostro aveva il volto livido di rabbia.
      — Guardatela un po'! Anche lei si ribella, adesso! E per questo mostricciattolo piagnucoloso! Ma vi metterò a posto entrambe.
      Si alzò, lasciando Bisca, e si diede a passeggiare furiosamente per la stanza. La fanciulla, appena libera dalla stretta, corse a rifugiarsi vicino alla cameriera.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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