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      Il marito era un uomo grasso e calvo, dai lineamenti un po' volgari, dallo sguardo dolce e dalla lunga barba grigia.
      Nello spogliarsi, Anna gli disse a bruciapelo:
      — Sai? Domani ti lascio.
      L'uomo restò un istante sorpreso, fissando col suo sguardo melanconico e rassegnato la moglie.
      — Mi lasci? Che vuol dire?
      — Vuol dire che ho, finalmente, trovato l'amante, che cercavo.
      — Dici sul serio?
      — Eh via! Dovevi prevederlo. Prima o dopo, ti avrei abbandonato. Lo sapevi che non posso amarti. Te lo dissi a chiare note fin da quando ci fidanzammo. Era questione di tempo.
      — Ma io credevo che tu scherzassi. Puoi lamentarti di me? Non ti ho accontentata in tutto? Non mi son reso schiavo di ogni tuo desiderio?
      — Che importa? Quanto dici non mi riguarda. Ti ho preso, perchè mia madre voleva così. Adesso, son libera.
      — Ma non contro la mia volontà.
      — Parlane, della tua volontà! Non me l'hai mai mostrata! Sei sempre stato fiacco ed inerte. Che m'importa d'avere un servo al mio fianco? Io voglio un uomo, un uomo, capisci? Tu sei un povero automa.
      — Credevo che la bontà bastasse.
      — Oh, la bontà! La più spregevole delle virtù! Un uomo buono è uno zero, per me. Preferisco il delinquente, che prepara arditamente il suo colpo e ha il coraggio di compiere l'assassinio. Tu, non saresti neanche capace di uccidermi, se mi trovassi nelle braccia di un altro.
      Mentre parlava, si era insinuata fra le lenzuola, a fianco del marito. Dal suo giovane corpo si sprigionava un profumo di salute e di vita inebriante. Essa continuò:


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Anna