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      — Ho subìto le tue carezze, perchè, malgrado tutto, son donna. Ma ciò non mi basta. Voglio un amante, che sia degno di me. Passò qualche minuto di silenzio.
      — Così, mi vuoi lasciare?
      — Certo. Potrai chiedere la separazione, che ti verrà facilmente accordata.
      — E non pensi al dolore, che mi procuri?
      — Oh, il dolore passa. E poi, è preferibile ciò alla tortura continua di un'esistenza in comune.
      — Hai ragione. Non siamo fatti l'uno per l'altro. Io mi sarei adattato, ma tu...
      — Troverai qualche donna, che ti consolerà. A te abbisogna una fiacca massaia, che abbia cura della casa e faccia un figlio ogni anno. Io, invece, sono sterile e preferisco lo studio al ricamo.
      — Anna, sei proprio decisa? Sai a che ti esponi? Io diverrò ridicolo; ma tu sarai una donna persa.
      — Per chi? Per la tua società, ove si sbadiglia e si va malignando su tutti? Parlino pure, mi disprezzino! Io ho il mio piano, e lo seguirò.
      — Hai un piano?
      — Non hai ancora capito? Son donna, ma possiedo il cervello di un uomo. L'amante, che mi son scelto, mi piace, ma non serve che come mezzo. Volevo romperla con l'ambiente, nel quale ho vissuto finora. Scelgo il mezzo più piacevole. Mi dò ad un uomo che amo, e conseguo il mio fine. Poi...
      — Poi?
      — Oh, poi ho ben altro da fare. Consacrerò un mese o due alla passione. Sbollito il calore del sangue, abbandonerò il mio amante come voglio lasciar te.
      — E che farai, dopo?
      — Non posso dirtelo. Non mi fido di te.
      — Perchè? Se sono debole, ti voglio bene. Non ti tradirò.
      — E sia. Ti considero come un amico, forse il migliore.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280