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      Avrei voluto conoscerti, senza essere tua moglie.
      — Ti penti di avermi sposato?
      — Sì, perchè ho sprecati al tuo fianco cinque anni della mia esistenza.
      — Forse non troverai mai più tanta tranquillità, come in questa casa.
      — Meglio! Amo l'azione, non il sonno. Fin da ragazza ho sognato un avvenire di vita. Per me non esistevano se non gli eroi. Quante volte ho urlato d'entusiasmo leggendo le vite di Plutarco. Mia madre tremava per me, povera donna debole. Ma io sapevo già la mia strada. In casa, quand'ero piccina, mi chiamavano signorina Inchiostro. Mio padre, a dire il vero, mi avrebbe voluta più chiassosa e meno assidua al tavolino; la mamma, invece, riponeva grandi speranze in me e già mi immaginava poetessa ammirata, una specie di Corinna o di Ada Negri. Io, nella mia anima, non aspiravo a tanto; cioè, non mi rendevo esatto conto di ciò, che volevo e non volevo. Ero un carattere attento e scrutatore, piuttosto chiuso, selvaggio: soggetta facilmente al pianto, restia alla risata, passavo di frequente ore e ore in una poltroncina a sdraio. Più volentieri, correvo pei viali del giardino, quando il vento soffiava impetuoso; scomponendomi i capelli e sferzandomi il viso. Talvolta scendevo giù, all'aperto, sotto la pioggia, godendo di quell'infuriare degli elementi, sotto il ghiaccio dell'acqua arrovesciantesi a tromba su di me, ora spiovente sottile e minuta a produrmi l'impressione come di colpi di spillo. Poi, tornavo su, le vesti e il corpo in un bagno, le guance rosse e gli occhi luccicanti.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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