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      — No, no. È venuto, una mezz'ora dopo, a prendermi nel mio angolo, ove dormivo sopra la paglia. Pareva soddisfatto, poichè rideva, scherzava con me, cosa abbastanza insolita.
      — Povera Bisca! Egli era soddisfatto, perché aveva assassinata la signorina Scarpette e ferito gravemente l'amico di costei, Giorgio Perroni.
      — Non è possibile! L'hanno calunniato!
      — Che dici? Ma questo sarà il suo trentesimo delitto!
      La fanciulla si gettò, singhiozzando, fra le braccia di Anna.
      — Sorellina mia, calmati. Che t'importa di lui? Non sentivi nella tua piccola anima che quell'uomo era una canaglia?
      — No, no, singhiozzava Bisca. O almeno, credevo che lo avessero rovinato gli altri.
      — Ed invece è lui che rovina quanti lo avvicinano. È come un ragno. Intesse la tela ogni notte e, appena qualche creatura vi incappa per sua disgrazia, le si fa sopra e la immobilizza con la sua bava.
      Stettero qualche minuto in silenzio. La fanciulla piangeva ancora, ma pareva più calma. Il suo esile corpicino riposava fiducioso fra le braccia di Anna.
      Costei si chinò su Bisca a mormorarle:
      — Verrai via con me?
      La ragazza accennò tenuemente col gesto di si. Un singhiozzo le scosse ancora il petto.
      — Questa notte?
      — Perchè? Aspettiamo ancora. Uno o due giorni!
      — No, è troppo grande il pericolo, per tutte e due.
      — Per te? Che hai da temere?
      — Il suo amore!
      Bisca ebbe un brivido per le membra. Si sciolse dalle braccia di Anna e, guardandola, chiese:
      — Il suo amore?
      — Sì. Non ti sei accorta? Mi ama, da quando venni qui. Me lo ha dichiarato più volte, giurandomi che mi possiederebbe.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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