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      Ma passavano subito o, per lo meno, li scacciava dandosi ad una furiosa passeggiata per le strade più popolose o recandosi a sedere sovra qualche solitaria panchina in vista del Po e di Superga. Aveva una cordialità di accoglienza, che gli incatenava i cuori; perciò, anche nei momenti della più nera miseria, non mancavano amici nella sua camera. Tutti amici della sua condizione, naturalmente, cioè senza posizione sociale, ed ai quali non rifiutava mai ospitalità nella notte, cedendo loro il lettuccio e contentandosi per dormire, di sdraiarsi sovra un tavolaccio, che dal davanzale della finestra scendeva a piano inclinato sino al coperchio di un antigo baule, coperto da incisioni di giornali e da note di trattorie.
      Qualche capriccio di un mese, qualche passione di un anno lo avevano addestrato a conoscere l'eterno femminino.
      Malgrado ciò e malgrado le piccole orgie, alle quali a volte si abbandonava, egli conservava un inalterabile sentimentalismo, che lo avrebbe reso ridicolo se fosse stato compreso da chi l'avvicinava. Ma le sartine e le modiste, alle quali rivolgeva sguardi languidi e frasi delicate, attribuivano al suo cervello balzano quelle passeggiate al chiaro di luna e quegli idilli sovra i prati, che avrebbero dimostrato a persone più raffinate una grande sensibilità e un intenso bisogno di affetto.
      Tutti i contrasti si trovavano nel suo modo di pensare e di agire; ogni parola, ogni gesto rasentavano il paradossale e cadevano nel misterioso. Soltanto le sue risate erano franche e chiare, sebbene a volte suonassero come uno sfogo di dolore.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





Superga