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      Gli effetti dello scherzo non tardarono a mostrarsi. Il linguacciuto animale cominciò a sbattere le ali, a muover le zampe disordinatamente e a cantare con voce rauca le più lamentevoli arie del repertorio.
      Ad un tratto apparve sulla terrazzina un uomo lungo e magro, con le spalle curve e col corpo avvolto in una vestaglia da camera, rossa fiammante.
      Il nuovo venuto alzò verso il pappagallo uno strano visetto, che gli sfuggiva di sotto alla papalina ficcata fin sulle orecchie, tutto zigomi e mento, con gli occhi piccoli affondati nel cranio e con due grandi buchi per guance. Quel bizzarro individuo cominciò a chiamare dolcemente l'uccello.
      - Cicco! Cicco! Povero Cicco!
      Ma sì! Il povero Cicco era occupato a ballare sulla sua gruccia, accompagnando la strana furlana con lo sbatter dell'ali e con la voce roca. Il tanfo dell'acquavite non tardò a far conoscere al vecchio in vestaglia la causa di quello sconcerto. Alzò il capo e scorse Buono-a-niente.
      - Signore, hanno ubbriacato il mio pappagallo.
      - Lo racconti al portinaio, rispose con calma il mio amico.
      - Ma non c'è altri che lei, qui sopra.
      - Davvero? Ma sotto c'è un'osteria.
      - Pretenderebbe che Cicco si fosse recato da sè alla taverna?
      - Chi lo sa? È un pappagallo di spirito. Inoltre chiacchierava troppo: io ho sempre osservato che le persone molto loquaci nascondono qualche dispiacere. Il suo pappagallo sarà stato addolorato e avrà voluto dimenticare..... nell'alcool.
      Chiuse la finestra e si gettò sul letto, ridendo.
      L'ubbriacatura portò il povero pappagallo sull'orlo della tomba.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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