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      E chi oserebbe sorridere con una simile visione negli occhi?
     
     
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      Fui compagno per molto tempo di uno fra questi umili gufi e lo seguii nelle sue peregrinazioni di nottambulo, finch'egli passò per sempre dalla notte della vita a quella della tomba. Era un uomo bizzarro, eccezionale come pochissimi; un fanciullo, in fondo, pieno di perversità e di dolcezze infantili. Aveva uno strano corpo di magro, un po' slogato, coi piedi, che sembrava volessero staccarsi, a ogni passo, dalle caviglie e la schiena curva. Sul collo, una testa allungata, coperta di capelli ispidi. Negli occhi, piccoli e azzurri, un sogno; sul viso, nascosto a mezzo da una barba selvaggia e da due baffi spioventi, una grande tristezza. La bocca, sottile e larga, aveva di quando in quando movimenti felini. Quando egli parlava accalorato, la sua voce assumeva un suono di lima, che strida; quando diceva dei versi, pareva gli tremolasse nella gola il pianto di tutte le anime addolorate. Egli era spesso in preda, come confessava, alla malinconia dell'infinito. Aveva qualche momento di allegria puerile: correva, saltava come un bimbo dietro una palla di gomma. Poi, tornava ancora più triste verso di me, quasi temendo un rimprovero.
      Facemmo insieme lunghe passeggiate al chiaro di luna. Parlavamo di poesia, d'arte, che so! Più spesso tacevamo. Ma allora parlavano i nostri sguardi, le anime avvinte alla bellezza delle penombre e degli argentei chiarori.
      Un giorno dovetti partire, recarmi in paesi lontani.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254