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      Il diavolo gongolava tutto e si sorprendeva spesso a guardare il cielo in aria di sfida. Da un pezzo, però, non avea più rivista la sua regione. L'inferno reclamava il sovrano, il quale, dal canto suo, cominciava a pensare con tenerezza al focolare domestico e a quella lunga pipa annerita, che pendeva sul caminetto di casa sua e ch'egli aveva rubata ad una buon'anima di studente tedesco.
     
     
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      Infine, si decise al ritorno. Gettò un'ultima occhiata sulla terra e vide che, tranne qualche tribù selvaggia, nulla più rimaneva del genere umano sulla sua superficie. Allora, armatosi di quell'aria grave, che assumono i metafisici dopo aver risolto un problema trascendentale, con a mano la valigetta e l'ombrello sotto il braccio prese a rifare le vie, che conducevano all'inferno.
      Man mano ch'egli si avvicinava, sentiva una strana inquietudine impadronirsi del suo animo. Ad accrescerla si aggiungeva la vista di qualche figura sospetta, ch'egli, ad ogni svolto di strada, incontrava. "Certo", pensava aggrottando le sopracciglia, "questi visi di seminaristi, che pullulano intorno al mio regno, appartengono ad angeli travestiti, inviati da babbo Eterno a spiare e a riportargli ciò, che si va facendo nei miei paesi." Tuttavia questo pensiero non lo tranquillizzava. Era troppa la soddisfazione, ch'egli leggeva nel volto di quegli angelici viandanti. A un gomito della via vide un vecchio, seduto sovra una pietra, il quale teneva fra le mani una grossa chiave e si sforzava di toglierle la ruggine con aria di cor contento.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





Eterno