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      Si erano subito compresi. Lei poteva avere, al più, quindici anni; lui ne aveva diciotto. Ma com'era più svelta, essa, e più furba! A volte aveva malizie di donna, che meravigliavano, a volte precocità, che spaventavano. Lui, invece, col suo volto serio di misantropo testardo, con i lunghi capelli arruffati e gli occhi profondi, pieni di sogni, vicino alla fanciulla sembrava il fratello minore. Eppure era forte e intelligente. Spesso tentava di scuotere la superiorità dì quella creaturina, ch'egli avrebbe potuto con una mano sola domare. Ma essa gli sfuggiva, con una risata, con un trillo, con un motteggio. E lo vinceva alla corsa e lo stancava nel dialogo e lo stordiva con moine e gesti incoscienti di donna. La fata del torrente, egli la chiamava. E tale sembrava davvero, con i capelli fulvi, sempre sciolti lungo le spalle, gli occhi di un azzurro cupo come le acque del torrente e il corpo magro e irrequieto. Soltanto, era una fata cattiva: aveva nella bocca qualcosa di sarcastico, nel mento ben pronunciato un non so che di imperioso. Ma che importava? Purchè fosse buona con lui, o anche cattiva, ma di una cattiveria amichevole, concludente ad un bacio.
      Laggiù, sotto gli alberi pensosi, su quel ciglione spezzato e contorto dalla forza della corrente, egli l'avrebbe raggiunta, tra poco; forse l'avrebbe sorpresa, come faceva spesso, con una carezza sulle chiome ribelli. E Fatina si sarebbe rovesciata indietro, guardandolo di sotto in su con una lunga occhiata maliziosa e mostrando nella risata i fitti bianchi dentini.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





Fatina